L’anoressia nervosa è un serio disturbo psicologico tipico dell’adolescenza ma che può manifestarsi in tarda infanzia o nell’età adulta. E’ prevalente nel sesso femminile (0,3%), essendo il genere di sofferenza che forse più di altri rappresenta la risposta patologica della donna alle aspettative sociali in una società dove spesso riconoscimento sociale e desiderio di successo sono associati al tema della magrezza.
Chi soffre di anoressia nervosa in un certo momento della propria vita manifesta un’ ossessiva attenzione verso il cibo, il peso e le forme del proprio corpo, attuando una dieta che porta la persona ad essere patologicamente sottopeso. Se tale comportamento restrittivo persiste e si rafforza nel tempo, si può facilmente configurare un quadro clinico severo, tale da costituire in primo luogo una grave emergenza medica oltre che naturalmente psicologica.
Purtroppo ancora non tutti sanno che di Anoressia Nervosa si muore e che i disturbi alimentari sono al primo posto tra i decessi adolescenziali dopo gli incidenti stradali. Dunque viene spontaneo chiedersi perché sia così difficile per coloro che ne soffrono prendere le distanze, riuscire a fermarsi invertendo il proprio stile alimentare e perché sia altrettanto arduo per tutti coloro che si occupano di curare questa sofferenza, intervenire a malattia avanzata con successo. Accade purtroppo troppe volte che la richiesta di aiuto sia tardiva e pur con tutta la buona volontà messa in campo da professionisti del settore si arriva troppo tardi nel poter intervenire con efficacia. E’ bene innanzitutto precisare che chi soffre di anoressia non ha tanto un problema di volontà individuale che lo porta a non reagire, quanto un grande disagio psicologico che fa cadere la persona in una condizione mentale completamente centrata sulle forme corporee sul cibo e sulla dieta con scarso pensiero critico sulla propria condizione fisica e clinica . La maggior parte di coloro che soffrono di Anoressia Nervosa infatti proprio per il timore di ingrassare, tendono ad analizzare ossessivamente il proprio corpo. Questa analisi purtroppo non risulta essere quasi mai coerente ed è influenzata da diversi fattori, tra cui il tono dell’umore basso e frequentemente preoccupato. Di fatto la tendenza alla “dispercezione corporea” , nel disturbo alimentare porta tipicamente a considerare il corpo in modo poco obiettivo, riflesso nello specchio come esteticamente brutto o in sovrappeso o peculiarmente a valutare in modo ossessivo alcune parti di esso percependo forme eccessivamente grosse, come la propria pancia, le cosce o glutei o altresì larghe, come i fianchi. A volte al contrario può paradossalmente accadere che vengano evitate tassativamente queste azioni tipo “check” come misurarsi, specchiarsi o pesarsi. Questo accade perché il timore di stare emotivamente male nel caso i parametri corporei non “rispecchiassero” gli indici di gradimento, porta la persona a ridurre o evitare completamente i controlli sul corpo. Questo fenomeno è spesso presente durante il trattamento psicoterapeutico e la faticosa riabilitazione alimentare che genera inevitabilmente ansia nella paziente la quale teme di acquistare eccessivo peso.
Come ausilio alla diagnosi di alcuni disturbi alimentari in chiave di sotto peso o sovrappeso il parametro più utilizzato è l’indice di massa corporea o BMI, acronimo inglese che sta per Body Mass Index, numero che esprime il rapporto tra peso in Kg e l’altezza al quadrato espressa in metri
BMI= P/h (m)2
Attenzione: questo calcolo è sì fondamentale perché la BMI è il marker che analizza in buona sostanza il rischio individuale di complicanze dal punto di vista clinico perché quanto più il parametro è lontano dalla normalità tanto più c’è il rischio di complicanze mediche anche gravi, fino alla morte. E quindi il primo intervento se l’indice di massa corporea risultasse troppo basso dovrà necessariamente essere puramente internistico con alimentazione meccanica per scongiurare complicanze irreversibili Tuttavia non scordiamoci di altri parametri più psicologici come pensieri intensamente ossessivi o stati depressivi che possono indipendentemente dal peso alterare la qualità della vita della persona e comportare un ostacolo al cambiamento.
Livello di gravità attuale
- Lieve: Indice di massa corporea ≥ 17 kg/m2
- Moderato: Indice di massa corporea 16-16,99 kg/m2
- Grave: Indice di massa corporea 15-15,99 kg/m2
- Estremo: Indice di massa corporea < 15 kg/mq
Normopeso: per normopeso si intende un valore di BMI compreso tra i 18.5 e i 24.9. E’ un valore piuttosto ampio perché il normopeso è influenzato da diversi parametri esempio dalla costituzione ossea della persona. E’ in buona sostanza un parametro all’interno del quale sono ridotte al minimo le complicanze mediche comunemente, legate al grave sottopeso o all’obesità.
Attenzione: valori di BMI normali tuttavia non escludono un disturbo alimentare. Ne è un esempio la Bulimia Nervosa che a differenza per esempio del “BED” sindrome da alimentazione incontrollata, è accompagnata da condotte di eliminazione alimentari anche sistematiche come il vomito o l’uso di lassativi dopo intense abbuffate allo scopo di eliminare il più possibile le calorie ingerite. Questa pratica può riuscire pertanto a dissimulare almeno agli occhi dei più un disturbo alimentare portando chi ne soffre a manifestare un quadro di normopeso o solo di lieve sovrappeso così da riuscire a mantenere silente la propria sofferenza.
Ancora determinati valori di BMI non possono essere applicati in persone che praticano determinati sport per cui la massa muscolare dell’atleta è particolarmente sviluppata